sabato 26 marzo 2016

Napoli - Città incoerente. 
Stradine chiuse e senza luce, viali aperti al mare, bettole improbabili e trattorie normali, bancarelle assurde e negozi chic e alla moda.  Un brulicare di umanità le più disparate, a  tratti disposte omogeneamente e a tratti quasi ordinatamente suddivisi in settori della città.  Metropolitana con stazioni straordinariamente belle, come Toledo, e in genere ordinate e pulite, con treni che arrivano con molta calma, quasi un ossimoro per noi che abbiamo stazioni senz'anima ma treni in rapida successione.
Una città ambivalente, che ti lascia qualcosa di non ben definibile, ammirazione a tratti e disgusto pure.  Dai vetri sporchi del Maschio Angioino si vede il Vesuvio e la storia di questa terra entra nella nostra.  Dalle sale non visitabili per mancanza di personale a Palazzo Reale, come altrove, si intravvedono le figure di re e regine volteggiare beffeggiando noi visitatori che riusciamo ad entrare solo in una minima parte delle loro case.
E in ogni bar persone in genere sorridenti ti servono caffè in tazze bollenti e acqua, e ti dicono che non va bevuta dopo il caffè ma prima e che sì, caffè e tazza sono caldi, ma così dev'essere, perché il caffè è un piacere  e vuole il suo tempo.

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