domenica 23 luglio 2017

CRONACHE ANDALUSE



Le strade marmoree di Malaga accolgono chi arriva con garbo e candore, quasi fossero lì a farti capire che ti stavano aspettando.  


Il cielo è blu, anche oltre i teli che coprono e riparano dal sole La Calle Larios.

In fondo, Plaza de la Constitucion offre le immagini della Genesi di Sebastiao Salgado, in un allestimento imponente e magico.

Muri dal sapore arabeggiante e al contempo europeo duecentesco occhieggiano al passaggio e invitano ad entrare in luoghi sacri gotici e barocchi, in un tripudio di statue, madonne, ultime cene, ex voto, santi, ceri accesi - seppur elettrici -, e fanno immaginare cosa possano essere le processioni cattoliche in questa parte di Europa.

Giù verso il porto, col mare che fa da compagno di passeggiata, si spalancano le braccia dell'Artsenal, dove si mescolano arte, cultura, musica, chiacchiere, sangria e balli.  Uno spazio dove artisti in erba, artigiani, cultori dei materiali, si incontrano e fanno sì che le loro opere incontrino l'altro.

La notte, uomini alla guida di mezzi che svuotano i bidoni dell'immondizia, interrati.  Nulla è in strada, non un mozzicone di sigaretta, non cartacce o plastica, nemmeno l'odore dei rifiuti.

I semafori indicano quanti secondi mancano al verde o al rosso e di quanto tempo si dispone per attraversare la strada.  Nessun venditore ambulante, pochissimi mendicanti, nessuna bancarella, ma negozi aperti sino a oltre la mezzanotte.

Una lattina di coca cola, una bottiglietta di acqua, una cerveza, costano 1 euro, anche dal venditore di spiaggia che, per fortuna, gira tra gli ombrelloni a portare fresco conforto.  Con poco si mangia bene e in modo abbondante, e il pesce è fresco, cotto spesso al momento, come alla Cervezeria la Surena, giù al porto, dove il giovedì il secondo piatto è gratis.

Lascio con dispiacere la città di Picasso, la sua casa, le sue opere, le fondamenta della fenicia MalaKa, la città del'arte e della cultura, la città delle mostre e delle esposizioni, una città per tutti.